Amigdala
(sestetto per 4 flauti, tuba bassa in Fa e tuba contrabassa in Sib; 2012-2013)
L’amigdala a cui si fa riferimento qui è uno dei reperti più noti dell’archeologia: la selce bifacciale semilavorata a forma, appunto, di mandorla (dal greco: ἀμιγδάλη). Chiamata impropriamente anche “ascia a mano”, si è creduto per molto tempo fosse il più rozzo e primitivo degli utensili, la conclusione a cui sono giunti oggi molti paleoantropologi è che si trattasse di un oggetto simbolico.
Il brano si divide in tre movimenti. Il primo per quartetto di flauti, il secondo per duo di tube, mentre nel terzo suonano tutti e sei gli strumenti.
Trio dell’Ascolto
(clarinetto, violoncello, batteria preparata, tam tam; 2011)
La sequenza si presenta come una suite di improvvisazione guidata ed è divisa in 3 parti fondamentali divise ciascuna in tre brani. Le 3 parti così come i nove brani possono essere eseguiti anche singolarmente.
A
α Trio dell’Ascolto. Composizione istantanea in cui i musicisti entrano in ascolto – con tutti i sensi – del luogo, tra loro, del pubblico, dei suoni d’ambiente. Ascolto di questo essere delle “cose” e dei viventi in quel preciso momento.
β Studio su un pedale. Ancora in trio. Parte il clarinetto su una nota pedale (re?), seguono sulla stessa nota tenuta il violoncello e una corda della batteria preparata.
Due tipi di variazione. 1) Ogni strumento a turno dissolve il pedale (il quale è omogeneo con la dinamica fissa sul piano) con brevi improvvisazioni (con vincoli, diversi per ogni strumento, determinanti l’ambito di frequenza, di timbro, di dinamica o di modalità di esecuzione) per poi riprendere il suo pedale. 2) Il processo è lo stesso ma la variazione investe in pieno anche il pedale con variazioni timbriche, dinamiche e microfrequenziali.
γ Solo batteria. Dal re tenuto – come un fiume si dirige verso la foce – parte il solo della batteria.
B
α Ni jia fu dao le. Solo di tam tam. Sullo sfumare in pianissimo della batteria entra il tam tam. Prima vi è uno studio timbrico. Poi prevale l’aspetto ritmico. Sino ad un’onomatopea batteristica che introduce la batteria.
β Studio sull’onomatopea. Duo tam tam – batteria. Dove il tam tam imita la batteria e la batteria imita il tam tam che imita la batteria.
Chiude il tam tam pizzicando le corde di sostegno.
γ Solo violoncello. Il violoncello entra in pizzicato duettando per qualche istante con le corde di sostegno del tam tam, per poi svolgere il suo solo.
C
α Studio sugli accordi omogenei. Solo di clarinetto. Qui lo strumento usa prevalentemente bicordi, tricordi, multifonici omogenei. Il clarinetto chiude su un bicordo, su di esso, in imitazione, entra il violoncello.
β Studio sul rapporto polifonia-multifonia. Duo clarinetto-violoncello. Qui i due strumenti suonano quasi esclusivamente accordi. Il confronto-tenzone-imitazione-parodia è tra la polifonia di uno strumento polifonico come il violoncello e la multifonia di uno strumento omofonico come il clarinetto.
γ Studio sulla frantumazione sonora. Il trio prevede l’uso per tutti gli strumenti di tecniche di frantumazione sonora. Per finire in una polverizzazione verso il nulla.
Eseguito per la prima volta all’inaugurazione della mostra Partiture per Ecate, chiostro di S. Maria delle Consolazioni, Este (PD), 29 maggio 2011.
Sergio Fedele clarinetto, tam tam
Aya Shimura violoncello
Roberto Dani batteria preparata
(solo per tam tam e oggetti; 2010)
Eseguito dall’autore all’inaugurazione e alla chiusura della mostra Discrete stanze alla Funzione Arte Neno Moretti a Paese (TV) rispettivamente il 7 e il 28 novembre 2010.
Spirali - 3 Studi per Ecatorf
(2010)
Lo strumento è ancora in allestimento, questo è un primo tentativo di partitura. Vedi Ecatorf nella sezione Musica e Spirali - 3 Studi per Ecatorf nella sezione Semiografia-arte visiva.
Stigi
(per clarinetto, 2002)
Stigi è una raccolta di brevi studi per clarinetto solo che prediligono le nuove tecniche contemporanee di trattamento del suono.
Stige I (diviso in 4 eventi) si sofferma sulla dimensione polifonica dello strumento. Bicordi e multifonici vengono articolati in un fraseggio continuo (dai grandi contrasti dinamici) e non come accordi isolati all’interno di una tessitura omofonica.
Alternando diverse tipologie di suoni multipli, emerge una dimensione altra del clarinetto: la sua voce si biforca opacizzando le frequenze cristalline del registro del clarino con suoni ombra (è il caso dei cosiddetti “risultanti”) oppure si frange in una roca e aspra molteplicità di schegge sonore, o, ancora, dal suono grave affiora, come evocato, l’armonico, o dal soffio enfatizzato una larva di suono...
Il sordo e agghiacciante gorgoglio dello Stige è una suggestione per questi suoni inferi.
Stigi I è stato eseguito dall’autore nella Sala Conciliare della Provincia a Rovigo il 18 Aprile 2002 tra la lettura e il commento del Canto VII° dell’Inferno di Gian Mario Villalta durante la rassegna del Teatro del Lemming Punti di fuga Teatro Poesia Musica La bella scola. Dante letto dai poeti a cura di Marco Munaro.(Vedi il volume La Bella Scola I primi sette canti dell’ Inferno letto dai poeti a cura di Marco Munaro, Il Ponte del Sale Rovigo 2003). Oltre a Stige I è stato eseguito anche Accidioso per ancia contrabassa a tiro.
Alla maniera del kin hin
(solo 2002)
Alla maniera del kin hin (versione per ancia contrabassa a tiro), è un pezzo da suonarsi camminando.
Kin hin è giapponese e significa letteralmente trama (kin) e marciare (hin). Kin hin nello Zen Soto è la pratica dello zazen in marcia e si alterna allo zazen seduto.
L’esecuzione dei suoni è coordinata alla marcia (lentissima) e alla respirazione (può essere usata la respirazione circolare). Il pezzo si fonda su una serie di sette suoni e si articola su cellule tematiche di due suoni che vengono ripetute tre volte con variazioni a volte minime. Alla maniera del kin hin è insieme una meditazione sul passo, sul respiro e sul suono.
Prima esecuzione fatta dall’autore all’Happening Quella segreta lentezza a Villa Ghellini, Villaverla (VI), 22 giugno 2002. La performance è stata eseguita anche nella rassegna Hic et Nunc Rassegna d’arte contemporanea, il 19 luglio 2003, a Palazzo Rota, S. Vito al Tagliamento (PN). Vedi il Catalogo Hic et Nunc Rassegna d’arte contemporanea, Edizioni Biblioteca dell’ Immagine, S. Vito al Tagliamento (PN), 2003, pp. 90-91.
5 kōan
(per clarinetto solo; 1997)
5 kōan è una versione ridotta e per clarinetto solo di 12 kōan
Eseguito per la prima volta dall’autore al Centro Culturale Alphasax di Este (PD) il 19 Luglio 1997.
Piccolo studio su una scala giapponese
(per clarinetto solo; 1997)
Eseguito per la prima volta dall’autore al Centro Culturale Alphasax di Este (PD) il 19 Luglio 1997.
Piccolo studio sul silenzio, sei suoni indeterminati e sei suoni determinati
(per clarinetto, marimba, tom, block e piatto, 2 esecutori; 1996)
Il Piccolo studio sul silenzio, sei suoni indeterminati e sei suoni determinati, per clarinetto, marimba e tre percussioni, è diviso in tre parti. Gli esecutori hanno a disposizione solo sei suoni ciascuno (tre indeterminati e tre determinati). I 6 suoni indeterminati sono prodotti da piatto, tom e block, e, per il clarinetto, da rumori percussivi sulle chiavi o sul corpo dello strumento, soffi, altri tipi di insufflazione non ortodossa. I 6 suoni determinati appartengono ad una scala giapponese (in sempo usata nella musica per shakouachi).
Nella prima e terza parte, l’esposizione unica di ognuno dei dodici suoni nell’arco di 4 minuti, pone al centro dell’ascolto il silenzio. Nella parte centrale vi è una libera esplorazione melodica, ritmica, dinamica e timbrica (con uso di microtoni e multifonici) dei dodici suoni suddetti.
Sergio Fedele clarinetto
Filippo Tosi marimba, tom, block, piatto
Eseguito per la prima volta nel locale Luna nuova di Padova il 1 Marzo 1996 e poi durante la rassegna Festa del Solstizio d’Estate a Palazzo Te, Mantova, il 19 Giugno 1997.
Klang
(per clarinetto e 18 percussioni, 2 esecutori; 1996)
Klang per clarinetto e 18 percussioni (3 blocks, 3 toms, 3 gong, 3 piatti, 3 campanine e 3 percussioni a suono eterogeneo), è diviso in tre sezioni fondamentali.
La prima è un meditativo solo di percussioni, dove viene enfatizzato il ruolo del silenzio e della risonanza, la seconda fa seguire al duo, un solo di clarinetto e un solo di percussione, nella terza si ritorna al duo. I tutti e tre i movimenti, la ricerca timbrica e dinamica, prevale su quella intervallare.
Sergio Fedele clarinetto
Filippo Tosi percussioni
Eseguito per la prima volta nel locale Luna nuova di Padova il 12 aprile 1996 e poi durante la rassegna Festa del Solstizio d’Estate a Palazzo Te, Mantova, il 19 Giugno 1997.
Aulema itinerante per gli alberi
(per clarinetto, 1996)
La composizione, per clarinetto solo (a parte un piccolo frammento per flauto dolce kleinesopranino), è suddivisa in quattordici parti: sette da eseguirsi da fermo e sette camminando. La struttura del brano segue quella esteriore dell’albero, le parti da eseguirsi da fermo sono così riferite nell’ordine: alla radice, al tronco, alla foglia, alla gemma, al fiore, al frutto e al seme, quelle in cammino all’incontro di queste parti, tranne l’ultima che è dedicata agli uccelli. Ognuna delle quattordici parti è associata ad un’immagine simbolica.
Le sette parti da eseguirsi da fermo, infine sono ciascuna dedicata da un albero specifico dei Giardini del Castello di Este, ed eseguita sotto al sua ombra o nelle sue vicinanze.
Offro questo piccolo gioco musicale a tutti gli alberi.
Il brano è stato eseguito per la prima volta dall’autore durante la rassegna di arte contemporanea Passeggiate ai Giardini del Castello di Este (PD), il 16 Luglio 1996 insieme a Offerta (vedi).
Ed è stato registrato in studio (senza le 7 parti da eseguirsi camminando) come Cd insieme ad Offerta: Sergio Fedele Cedendo Vincit. 13-14 Novembre 1996. La registrazione di Aulema è del 15 Luglio 1997. Setola di Maiale SM 190.
(trio per clarinetto, chitarra elettrica, marimba e percussioni; 1996)
Il pezzo, per clarinetto, chitarra elettrica, marimba e percussioni metalliche, è dedicato a tutte le piante ed ha come motto: Cedendo vincit.
Esso è suddiviso in sette parti fondamentali. Ciascuna è riferita ad una parte dell’albero:
I Radice, II Tronco, III Foglia, IV Gemma, V Fiore, VI Frutto, VII Seme, ed è associato ad un immagine simbolica: L’ostacolo, L’espandersi, Il labirinto, Il vortice, La ricerca, La risoluzione, L’andare.
Ogni parte ha una propria autonomia e indipendenza e può essere eseguita isolatamente; la divisione interna di ogni parte ripete, infatti, quella dell’intero e, anche al suo interno, ricorrono le immagini simboliche citate.
Sergio Fedele clarinetto, percussioni
Sergio Cacherano Staropoli chitarra elettrica, percussioni
Filippo Tosi marimba, percussioni
Il brano è stato eseguito per la prima volta in studio e registrato in musicassetta: Sergio Fedele/Trio Klang Offerta cedendo vincit (con S. Cacherano Staropoli e F. Tosi). Reg. 13-14 Febbraio 1996. Setola di Maiale SM 180.
Poi durante la rassegna di arte contemporanea Passeggiate ai Giardini del Castello di Este (PD), il 16 Luglio 1996.
Registrato dal vivo, insieme a 12 kōan, durante la rassegna Avanguardia Clandestina, Scuola Italo Calvino, Spinea, (VE), 26, Aprile 1997: Sergio Fedele/Trio Klang 12 kōan – Offerta. Setola di Maiale SM 200.
Infine in studio come Cd insieme ad Aulema itinerante per gli alberi: Sergio Fedele Cedendo Vincit. 13-14 Novembre 1996 (la registrazione di Aulema è del 15 Luglio 1997). Setola di Maiale SM 190.
(per clarinetto, marimba e piatto; 1995)
12 Kōan, è una sequenza di dodici brevi pezzi per clarinetto e marimba (tranne uno, per clarinetto e piatto). Lo scheletro della musica è costituito da una serie di dodici suoni, dalle sue trasposizioni di semitono e dalle nove variazioni canoniche da essa derivate. A esposizioni e variazioni seriali si alternano (sia in successione che contemporaneamente) serie incomplete o contaminate e movimenti liberi.
Se lo scheletro è costituito dalla serie, l’organismo è il suono: anche quando le altezze sono definite, tutte le altre dimensioni, dalla durata alla dinamica, sono libere. Ogni suono è dunque un dilemma per l’esecutore-improvvisatore.
Kōan è vocabolo giapponese ed è usato nella metodica Zen per indicare un problema paradossale che eserciti la mente al Vuoto; il kōan è un dilemma emblematico che contiene però, già nel suo semplice dettato, la risposta. Il numero 12 fa riferimento non solo ai dodici pezzi, ma anche alle dodici serie che ne costituiscono l’ossatura e, infine, ai dodici semitoni temperati. Ogni nota è, dunque, un kōan.
Sergio Fedele clarinetto
Filippo Tosi marimba, piatto
La prima esecuzione è in una versione con le poesie di Marco Munaro (vedi Il portico sonoro).
Il brano è stato registrato dal vivo (insieme a Offerta) su musicassetta durante la rassegna Avanguardia Clandestina, Scuola Italo Calvino, Spinea, (VE), 26, Aprile 1997: Sergio Fedele/Trio Klang 12 kōan – Offerta. Setola di Maiale SM 200.
Iperboli e contrasti
(per clarinetto, batteria e percussioni; 1994)
Iperboli e contrasti è un percorso di nove eventi di improvvisazione guidata.
Il primo evento, diviso in quattro parti, è caratterizzato timbricamente dall’uso e dal trattamento di bicordi per il clarinetto e ritmicamente dall’alternanza lineare e simultanea di suoni isolati e movimenti ritmici.
Il secondo evento, in un solo movimento, enfatizza il primo, affidando alla batteria un pulsante tappeto ritmico di suoni sordinati e al clarinetto una sequenza, con ampie pause, di microvariazioni dinamiche e timbriche di suoni sospesi: ancora bicordi (con o senza frammistione di altri suoni) ma da ampio intervallo interno.
Nel terzo evento il clarinetto riduce il suo registro ai soli acuti sovracuti e acutissimi, alternando suoni singoli a trilli, oscillazioni o glissandi e passando dall’ambito semitonale a quello quartitonale, la batteria fa uso esclusivo dei piatti.
Il quarto evento presenta ancora una situazione radicale ma invertita, questa volta la predilizione va ai gravi: un solo di tamburi è seguito da un solo di chalumeau (registro grave del clarinetto).
Il quinto evento con cui comincia la seconda parte, inizia la variazione a ritroso dei primi quattro eventi, è un duo timbrico affidato prevalentemente alle pelli dei toms e al registro grave del clarinetto con uso libero di microtoni e multifonici nell’ambito del quarto di tono.
Il sesto evento ritorna all’estremo acuto del clarinetto ma ancora in sede timbrica, alla batteria vengono sostituite qui percussioni metalliche.
Il settimo evento, per batteria e percussioni, è un libero gioco di variazioni tra due finti pedali.
L’ottavo riecheggia nell’alternanza ritmica il primo, il clarinetto fa uso di un caratteristico staccato polifonico alternato da acutissimi o a multifonici acuti.
L’ultimo evento ripercorre rapidamente tutto il percorso due volte, nella forma originale e a ritroso.
Sergio Fedele clarinetto, percussioni
Massimo del Rio batteria, percussioni
Prima esecuzione: Vorax / Ottomat, Alte-Montecchio (VI), 28 Gennaio 1995.